Quando pensiamo alla Grecia, spesso ci vengono in mente le isole cicladiche, le case bianche di Santorini o i templi di Atene. Ma c’è un’isola in particolare che ha un’anima… decisamente più europea: Corfù.
Questa perla dello Ionio, verdissima e piena di fascino, non è mai stata italiana nel senso moderno del termine, ma ha un passato talmente internazionale che, passeggiando per le sue stradine, potresti facilmente dimenticarti di essere in Grecia.
Corfù è stata dominata per ben oltre quattro secoli dalla Repubblica di Venezia, dal 1386 al 1797. Questo lungo dominio ha lasciato un’impronta indelebile nell’architettura, nella cucina e perfino nelle tradizioni dell’isola.
Basti pensare al quartiere di Liston nella città vecchia, che ricorda i portici veneziani (con un tocco parigino), o alla presenza di fortezze imponenti, come quella vecchia, costruite proprio per proteggere l’isola dagli attacchi ottomani.
Dopo Venezia, Corfù ha cambiato “proprietario” più volte: è passata sotto il controllo francese, russo, britannico e infine, nel 1864, è stata ufficialmente annessa alla Grecia.
Durante l’epoca britannica, fu introdotta l’istruzione pubblica e furono costruite nuove infrastrutture, ma l’identità culturale dell’isola rimase fortemente legata al suo passato veneziano.
Anche se Corfù non è mai stata una colonia italiana, l’influenza linguistica e culturale dell’Italia si sente. In passato molti corfioti parlavano italiano, e ancora oggi, in alcuni angoli dell’isola, si possono trovare insegne o parole che ricordano la lingua italiana.
Corfù è il perfetto esempio di come l’Europa sia un mosaico culturale. È Grecia, certo. Ma è anche un po’ Venezia, un po’ Londra, un po’ Parigi.
E quando ti perderai nei suoi vicoli, tra chiese ortodosse, piazze dal sapore italiano e caffè affacciati sul mare, capirai che la sua storia ha costruito un’identità unica e affascinante.
Corfù non è mai stata “italiana” davvero. Ma ci è andata molto, molto vicino.
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